lunedì 14 luglio 2014

Viaggio nel tempo: impressioni di una vacanza musicale

Si viaggia non solo muovendosi fisicamente, ma anche con la fantasia, la memoria e le sensazioni.
Viaggiare non è solo scoprire nuove culture, ma anche ritrovare la freschezza dell'infanzia, avvicinarsi a mondi differenti per età e interessi, aprire la propria sfera sensoriale alla poesia delle piccole cose e del quotidiano, che se guardate con occhi positivi e curiosi possono regalare sorprese incredibili.
Interrogarsi non sui grandi misteri filosofici o sul significato profondo della vita, ma sull'essenza più naturale delle nostre giornate: chi sono io?
Durante questa settimana ho scoperto più cose su di me di quanto non immaginassi. Le "vacanze musicali", rivelatesi tutto fuorché vacanze per la mole di lavoro da fare, l'impegno costantemente profuso nel seguire e controllare - non solo musicalmente - bambini e ragazzi da 8 a 17 anni giorno e notte, mi stanno donando inaspettatamente un'energia e una felicità di quelle da gustare attimo per attimo.  
Chi sono io? Ho un'età e un ruolo che, agli occhi di un bambino, non possono che confinarmi inesorabilmente nel mondo degli insegnanti, degli adulti. Con un po' di malinconia, dato che, in fondo, mi considero sempre una ragazza. Quando si finisce di essere ragazzi e quando si diventa adulti? Perché l'idea dell'età adulta mi spaventa ancora, come se ci fosse un muro invalicabile tra i due mondi? Di qua ordinato, serio e schematico; di là spensierato, colorato e potenzialmente eterno. Ecco, forse è lì il confine: quando ti accorgi che la vita non è un fiume senza foce, libero e spumeggiante nel suo vivere l'istante.
Eppure in questi giorni questi ragazzi hanno sgretolato il muro di confine, permettendomi di passare a mio piacere da una parte all'altra del giardino senza farmi domande né pormi problemi. Una boccata d'aria fresca: non c'è alcun muro, solo io e loro.

L'Isola del Garda


F. compone. Ha diciassette anni, suona il pianoforte e le piace inventare melodie per conto suo. Le cerca a orecchio, imitando quello che sente alla radio o negli spartiti, ma poi si slancia a cercare le "sue" melodie. Le serve aiuto perché ha trovato l'inizio di un pezzo e sa come finirlo, ma non sa cosa metterci in mezzo. Ci sediamo al pianoforte insieme, me lo fa sentire e proviamo delle soluzioni finché non trova l'ispirazione giusta: "Vedi, qui è come una persona che cerca un'altra" e suona una melodia lenta e semplice, organizzata su un facile giro armonico. "E poi arriva quest'altra persona, no, e fa così" prosegue, riorganizzando la melodia variandola a suo piacere. "Mi serve la parte in cui stanno insieme, e poi finisce che una se ne va, e resta l'altra. Quindi vedi" mi dice accennando il tema un'ottava sopra con delicatezza, "questa sarebbe la parte della solitudine". Il brano non ha parole: sono tutte dentro di lei. 

Il chiostro delle tartarughe - Santuario S. Maria del Carmine


Oggi ho approfittato di qualche ora libera e dell'occhiata di sole per fare due passi sul lago. San Felice è un paesino grazioso; dalle case basse e arroccate sulla collina si scende lungo una strada linda ed elegante, costeggiata di olivi e oleandri in fiore, che sbuca al porticciolo. Il lago è calmo e i gabbiani si contendono un pezzo di pane con un cigno e qualche anatra. Un bambino di un anno si regge malfermo sulle gambe, osservando affascinato la zuffa mattutina. Non c'è un solo rumore a disturbare la scena. 
Decido di incamminarmi verso l'interno a caccia di nuovi angoli da fotografare, e finisco in una stradina tra gli ulivi che si inoltra chissà dove. "Scusate, questa strada porta da qualche parte?" chiedo a tre signori che passeggiano in quella direzione. Saranno sulla sessantina, forse anche di più. Con un sorriso mi viene da pensare che potrebbero essere mio papà, il Rotaia e il Gianni in giro a fare una passeggiata: mi ispirano la stessa fiducia, la stessa giovialità mai esagerata o molesta. Mi spiegano con cura la strada e poi mi accorgo che prendiamo la stessa direzione, così iniziamo a chiacchierare. Sono allegri, pensionati da poco e forse non del tutto rassegnati a rientrare in una "categoria" di persone, nella quale non si identificano ancora. Ironizzano sul fatto che "non hanno niente da fare", che adesso che sono ricchi grazie alla pensione possono fare quello che vogliono, ma in qualche modo il loro sguardo tradisce lo stupore di sentirsi auto-definire "pensionati". Sono come me. Ragazzi che la società deve inquadrare in qualche modo: ma noi, in fondo, sappiamo chi siamo e dove vogliamo stare. Passo tre ore con loro, camminando fino alla chiesetta di San Fermo, alla Baia del Vento e quasi fino a Portese, poi torniamo indietro e li porto al Santuario del Carmine dove ci congediamo. La mattinata mi è volata, ho camminato quasi una decina di chilometri senza accorgermene e ho conosciuto Paolo, Felice e Giuseppe che aspettano fiduciosi che io diventi famosa per potersi vantare di avermi conosciuta per caso tra gli ulivi del Garda.

San Felice del Benaco

E' bello dare il buongiorno alla signora anziana che alloggia qui alla Casa e tutte le mattine fa colazione con noi. Avrà ottant'anni, e mi ricorda tanto nonna Rosa. Sorride ed è felice quando la si saluta, e ha una gran voglia di parlare. Il poco tempo libero non mi ha permesso di sapere ancora nulla di lei, ma in un paio di rare conversazioni mi ha recitato una poesia di Goethe in tedesco e inframmezzato il discorso con qualche frase in francese. Chapeau!   

Garda - San Felice del Benaco

E adesso sono qui, sulla poltroncina del corridoio in un ruolo che non mi si addice ma che va fatto: il vigile! E' tardi e l'adrenalina del saggio è ancora alta, ma i ragazzi hanno la sveglia presto domani per una lunga, ultima giornata di lavoro. Le porte si aprono e facce furtive sbucano in avanscoperta per ritirarsi non appena mi vedono, imprudenti avventuriere sgattaiolano fuori dalla camera prima di accorgersi di me per poi inventare le scuse più improbabili, ma nonostante la severità che sono costretta ad adottare sento l'affetto dei ragazzi. F. ammica con complicità dopo che l'ho ripreso: abbiamo appena suonato insieme e siamo ancora compagni, non avversari. S. si fa beccare fuori dalla porta, ma ha in mano una letterina che voleva dare alla sua maestra di strumento prima di dormire...Mentre V. non ha una scusa valida e si inventa che aveva sete, quindi è costretta a tracannare l'acqua che ho con me prima di rientrare. Sto cascando dal sonno, ma li adoro tutti.

Vacanze Musicali a San Felice del Benaco - "Il Flauto Magico"


E la prova generale è andata! Sono stati bravissimi: i ragazzi sono così orgogliosi dei loro costumi da Monostato, Regina della notte o Dame che finalmente hanno iniziato a entrare davvero nella parte. Ieri sera mi hanno fatto dannare con la loro agitazione che non li faceva andare a letto, che li faceva confabulare all'una di notte da una finestra all'altra, nel clima da ultima sera che è la rovina dei sorveglianti! Ma stamattina non riuscivo a far loro la faccia severa: il loro entusiasmo è contagioso, e a loro, alla signora che recita Goethe, ai tre compagni di camminate e tanti altri sguardi e sorrisi incontrati in questa settimana dedico il mio bel viaggio nel tempo! 


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