giovedì 21 agosto 2014

Perché un paese deve morire?

Sto trascorrendo un po’ di tempo a casa dei miei, in quella che non si direbbe per niente una zona turistica o di qualche interesse paesaggistico: vuoi per l’incuria delle amministrazioni che nei decenni hanno sprecato qualunque possibilità di rendere il paese attraente o anche solo bello da vivere, vuoi per la frenesia che caratterizza la quotidianità dell’hinterland milanese. 

Credo di essere una persona che apprezza tutto ciò che il mondo ha da offrire, dalla bellezza di un fiore alla più commovente opera d'arte mai creata dall'ingegno umano; eppure ci sono delle volte che lo sconforto di non riuscire a trovare la bellezza che cerco, e che so essere a un palmo dal mio naso, ma sepolta, dimenticata e disprezzata da tutti, mi riempie di rabbia.

Ci ho provato, a trovare della bellezza anche qui. 

Siamo a Meda, dove ho abitato - ma mai veramente "vissuto" - per quasi trent'anni, prima di trasferirmi all'estero. 
Un paese di passaggio, una città dormitorio, un luogo senza identità e senz'anima. Dove però sento ancora le tracce di coloro che invece amavano e vivevano il loro paese, rendendolo vivo e pulsante: le sento nei ricordi dei miei genitori e delle mie zie, nelle memorie delle vecchie foto e nelle canzoni popolari che forse solo poche decine di persone sanno ancora cantare. 
Sento le tracce della sua storia, è vero, ma le vecchie case di ringhiera sono tutte abbandonate e cadenti, antichi cascinali oggi potenzialmente bellissimi e fruibili lasciati a marcire tra erbacce e muri sgretolati, una stupenda zona di accesso al parco della brughiera briantea completamente incolta, inquietante e decadente. 
Il laghetto della mia infanzia, la Zoca dei Pirutitt, ridotto a uno stagno sporco; le transenne di legno in parte crollate e in parte marce.

Non mi rassegno. 
E’ una delle poche giornate soleggiate di questa assurda estate piovosa, e voglio trovare il mio angolo di bellezza. 

Ma devo accontentarmi di ammirare con malinconia la stupenda piazza antica che sovrasta il paese: ciò che rimane del Monastero di San Vittore, una bellissima chiesina affrescata dal Luini aperta al pubblico solo uno o due giorni al mese, e immaginare lo splendore della Villa Traversi, opera di Pollack, se fosse aperta al pubblico. 
Non concedo niente più che uno sguardo insofferente alla magnifica casa adiacente, un tempo scuderia del palazzo De’ Capitani (ex Carpegna). 
Cos’è, di chi è? Chi si permette di possedere un bene del genere nel cuore di un centro storico e lasciarlo morire di incuria e indifferenza come e fosse uno sgabuzzino?     

Rabbia e tristezza mi si rimescolano dentro, perché so di non poterci fare nulla.

E’ una richiesta così assurda, il desiderio di amare il proprio paese?


La Zoca dei Pirutitt  (Foto: Comitato parco brughiera

Il centro storico di Meda (Foto: Pietro Ficarra)

Casa di ringhiera medese (Foto: Pietro Ficarra)


2 commenti:

  1. Io a Meda abito da 12 anni. Come te ho provato la sensazione di trovarmi in "un luogo senza identità e senz'anima". Per fortuna questa sensazione negativa è stata alleggerita dalla vicinanza dei miei nipotini. In questi ultimi tempi però ho conosciuto persone splendide che mi sono diventate amiche e così anche Meda mi è sembrata più vicina e umana e sento meno la mancanza di "angolini di bellezza"...
    Un paese non muore se c'è gente che vive!

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    1. Che bella risposta, grazie! Io che ormai torno a Meda solo sporadicamente sento il bisogno di sapere che è sempre viva ed è abitata da persone che la amano, o almeno vogliono amarla: trasmetti ai tuoi nipotini il desiderio di "abitare" un luogo e renderlo sempre più bello! :)

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